"La Misericordia si contempla nell'Azione": il management al servizio della Pastorale
21/07/2016
La Chiesa, come custode custode dei beni che amministra, ha il doveredi operare un attento discernimento comunitario sul loro effettivo uso e bene prodotto alla missione della Chiesa in merito anche ai segni dei tempi presenti: nelle parole del Santo Padre troviamo la mission che il Management Pastorale deve perseguire.
"La Misericordia si contempla nell'azione!". Papa Francesco si è espresso così nella prima meditazione fatta in occasione del giubileo dei sacerdoti nella Basilica di San Giovanni in Laterano il 2 giugno scorso. Una frase semplice, lapidaria ma carica di senso. Come dire: la fede si mostra attraverso le opere, la fede, quando è frutto di un incontro, si trasforma spontaneamente in azione, senza costrizioni o vincoli. Invece, una fede non radicata nella realtà, non connessa con il grido dell'uomo, è una fede disincarnata, mondana. “Una fede che non sa radicarsi nella vita della gente rimane arida e, anziché oasi, crea altri deserti” (Papa Francesco, Santa Messa per la conclusione della XIV Assemblea generale ordinaria del sinodo dei Vescovi, 25 ottobre 2015). La Misericordia, infatti, "costringe" ad entrare in relazione con la realtà dato che la si incontra pienamente aderendo alla verità più intima dell’uomo, proprio perché “mette in contatto una miseria umana con il cuore di Dio” (Papa Francesco, Giubileo dei Sacerdoti, terza meditazione,Basilica San Giovanni in Laterano, 2 giugno 2016).
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Dunque, solo uno sguardo aperto alla realtà apre alla misericordia e mostra un’umanità ferita e fragile che richiede di operare il bene. Questo “principio di realtà” aiuta ad aprire gli occhi su tutte quelle strutture e sovrastrutture che anche all’interno della Chiesa e dei movimenti ecclesiali rischiano di “ingessarne” la missione. In tale contesto, il rischio di confondere il nucleo originario dell’ispirazione con la forma organizzativa che questo ha assunto nel tempo, pensando che la fedeltà al carisma sia nel mantenere intatte le forme, è sempre molto elevato. Il primo sintomo di tutto questo è, in genere, l’ incapacità di essere una realtà generativa e di attrarre nuove persone.
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In quest’ottica, il Management Pastorale si pone come prima mission quella di costituire un mezzo per aprirsi alla realtà, offrire strumenti per rispondere in modo sempre più adeguato alla richiesta di bene e superare così quella che Papa Francesco chiama “la spiritualità del miraggio”, elaborando e condividendo visioni piuttosto che miraggi!
In questa prospettiva generale, si inserisce anche il Motu proprio di Papa Francesco sui beni temporali reso pubblico il 9 luglio scorso, dove si evidenzia che “i beni temporali che la Chiesa possiede sono destinati a conseguire i suoi fini e cioè il culto divino, l’onesto sostentamento del clero, l’apostolato e le opere di carità, specialmente a servizio dei poveri (cfr can. 1254 §2 C.I.C.). La Chiesa, di conseguenza, sente la responsabilità di porre la massima attenzione affinché l’amministrazione delle proprie risorse economiche sia sempre al servizio di tali fini”. La Chiesa, dunque, è presentata come un amministratore fedele e prudente (Lc 12, 42), che non è proprietaria dei beni che gestisce ma ne è il custode e di conseguenza richiede di operare un attento discernimento comunitario sul loro effettivo uso e bene prodotto alla missione della Chiesa in merito anche ai segni dei tempi presenti.
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